Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca è un punto di svolta per le criptovalute sulla scena globale. Infatti, se lo chiedete a Xiao Feng, presidente e CEO di HashKey Group, Trump costringerà letteralmente la Cina a riconsiderare il suo rigido divieto sulle criptovalute in soli due anni.

In un'intervista al South China Morning Post, ha affermato che un'amministrazione statunitense favorevole alle criptovalute "sarebbe sicuramente una forza trainante" per Pechino affinché inizi ad accettare le valute digitali.

C'è molto di più dietro a tutto questo, oltre alle politiche di Trump. Xiao afferma che una delle vere chiamate di sveglia per la Cina è arrivata nel 2022, quando gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno ritirato la Russia da SWIFT, il sistema di messaggistica finanziaria globale.

Questa mossa è stata un duro colpo per la Russia, tutto parte di un pacchetto di sanzioni progettato per fare pressione sul Cremlino affinché si ritiri dall'Ucraina. Il messaggio era chiaro: i paesi che si affidano a sistemi finanziari centralizzati sono vulnerabili ai capricci dei governi stranieri.

Per la Cina, osservare le ricadute del taglio SWIFT della Russia è stata una lezione di indipendenza finanziaria, o meglio, di mancanza di essa. Entra la finanza decentralizzata come possibile soluzione. Grazie a quella lezione, Xiao pensa che la precedente tempistica della Cina di "cinque o sei anni" per consentire le criptovalute potrebbe ora essere ridotta a due anni o anche meno.

La posizione dura della Cina sulle criptovalute

Per chi ha familiarità con le politiche sulle criptovalute della Cina, questa previsione è sorprendente. La posizione di Pechino sulle criptovalute è stata a dir poco spietata. Dal 2017, il governo cinese ha represso duramente il trading di criptovalute, le ICO, il mining, e così via.

La linea ufficiale? Le criptovalute rappresentano un rischio per la stabilità finanziaria, alimentano l'attività criminale e sono un grattacapo generale che preferirebbero evitare. Questa stretta si è intensificata nel 2021 quando il Consiglio di Stato è intervenuto per dichiarare illegali tutte le transazioni in criptovaluta, spingendo di fatto il settore fuori dal paese.

I minatori hanno fatto le valigie e si sono trasferiti, mentre i trader si sono rivolti ai mercati sotterranei o esteri per restare in gioco. Le restrizioni sono state così intense che la Cina è ora uno dei pochi posti con un divieto assoluto su tutto ciò che riguarda le criptovalute.

Nonostante questo, l'interesse non è svanito. Le previsioni di Xiao si basano sul fatto che la domanda di criptovalute non scomparirà tanto presto. Mentre la Cina continentale mantiene il suo divieto, Hong Kong, una regione semi-autonoma, ha intrapreso una strada diversa.

Il governo di Hong Kong ha iniziato a istituire un quadro normativo a supporto delle criptovalute e ha recentemente approvato il lancio di ETF sulle criptovalute.

Dato l'approccio rigoroso di Pechino, Xiao Feng vede le stablecoin come la strada più probabile per la Cina. Ha affermato che sono "attualmente la soluzione migliore per il commercio transfrontaliero business-to-consumer".

La ricerca di HashKey evidenzia la domanda per questo tipo di soluzione di pagamento. Di recente, il team di Xiao ha condotto un sondaggio a Yiwu, un importante polo commerciale e manifatturiero della Cina continentale, per valutare l'interesse per i pagamenti digitali.

Il risultato? Quasi tutti i commercianti sono stati interpellati dagli acquirenti stranieri se potevano pagare in stablecoin in dollari USA come USDT e USDC. L'interesse c'è, l'infrastruttura è pronta, manca solo il via libera del governo.

Un passato, un presente e un futuro crittografici tesi

La relazione della Cina con le criptovalute è complessa e dura da oltre un decennio. Quando Bitcoin ha fatto notizia per la prima volta nel 2011, il gigante asiatico è rapidamente diventato uno dei mercati più attivi, con piattaforme come BTC China che hanno aperto la strada agli appassionati di criptovalute del paese.

Entro il 2013, grandi aziende come Baidu e Taobao accettarono Bitcoin come pagamento, nonostante la posizione iniziale della Banca Popolare Cinese secondo cui Bitcoin non era moneta a corso legale. Il mercato esplose, ma anche il controllo normativo.

Le cose sono cambiate radicalmente nel 2017, quando la Cina ha vietato le ICO, affermando che rappresentavano un rischio troppo elevato per gli investitori. Nel 2021, la repressione si è intensificata. Tutte le transazioni crypto nazionali sono state dichiarate illegali, le operazioni di mining sono state chiuse e il paese ha di fatto spinto tutte le attività crypto nell'ombra.

Questa repressione ha spinto i minatori di criptovalute cinesi ad aprire negozi in paesi più indulgenti, creando un massiccio "esodo minerario". Tuttavia, nonostante questi sforzi, un'economia sommersa delle criptovalute persiste in Cina, con molti investitori che si rivolgono al trading over-the-counter (OTC) per aggirare le restrizioni.

All'inizio di quest'anno, circolavano voci secondo cui Pechino avrebbe potuto riconsiderare la sua posizione. Le speculazioni hanno preso slancio dopo che le discussioni nei forum internazionali, come il G20, hanno accennato al potenziale per una più ampia adozione delle criptovalute.

Ma mentre fermentavano le voci su Bitcoin, la Cina era impegnata a sviluppare la propria risposta alla mania delle criptovalute: lo yuan digitale. Conosciuta anche come e-CNY, questa valuta digitale della banca centrale sostenuta dallo stato avrebbe già raggiunto 1 trilione di $ in transazioni facilitate a partire da ottobre.

A differenza del Bitcoin, lo yuan digitale è progettato per essere completamente controllato dal governo cinese, il che si adatta perfettamente al desiderio di controllo centralizzato di Pechino.