Spotify, la popolare piattaforma di streaming musicale, starebbe riscontrando un'impennata di cover musicali generate dall'intelligenza artificiale, sollevando preoccupazioni tra gli ascoltatori e gli esperti del settore.

Si dice che queste "band" AI si stiano infiltrando nelle playlist e attraendo milioni di ascoltatori, spesso fondendosi con cover di artisti veri. A differenza degli artisti autentici, queste band AI non hanno una presenza digitale sui social media, il che porta a sospetti sull'autenticità del loro lavoro.

Le bande AI e la loro presenza sospetta

Gli utenti Spotify più attenti hanno notato per primi questa tendenza, con un gruppo di utenti Reddit che ha portato alla luce il problema. L'indagine è iniziata con band AI che hanno riprodotto classici country, ma si è presto espansa per includere vari generi e decenni. Secondo i Redditor, queste band non hanno musica originale, alimentando ulteriormente i sospetti.

Un utente di Reddit, identificato dal suo handle Culibuildr, ha evidenziato che questa pratica è in corso da diversi anni, in particolare in generi come la musica ambient, elettronica e jazz. La recente proliferazione di strumenti di intelligenza artificiale accessibili ai consumatori ha reso più facile per chiunque creare musica con voci, complicando l'identificazione dei contenuti generati dall'intelligenza artificiale.

Etichette e implicazioni legali

La controversia si è aggravata quando un avvocato che rappresentava 11A, un'etichetta associata ad alcune di queste cover AI, ha affermato che musicisti umani erano coinvolti nel processo di produzione. Tuttavia, l'avvocato non è stato in grado di fornire ulteriori dettagli o informazioni di contatto valide per l'etichetta, sollevando ulteriori dubbi sulla sua legittimità. Un dominio scaduto e un profilo Facebook dormiente con follower minimi erano le uniche tracce della presenza online dell'etichetta, il che è insolito per un'azienda che opera nello spazio della musica digitale.

L'impatto più ampio sull'industria musicale

La situazione evidenzia crescenti preoccupazioni sulle pratiche di sfruttamento nel settore dello streaming. Un portavoce di Spotify ha sottolineato che, sebbene la piattaforma non proibisca l'uso di strumenti di autotune o di intelligenza artificiale, i contenuti devono rispettare la sua politica sui contenuti ingannevoli, che include il divieto di impersonificazione. Il portavoce ha suggerito che i fornitori di contenuti, tra cui le band AI, i loro dirigenti o le etichette, potrebbero essere responsabili del problema. Una volta segnalate, queste cover sarebbero state rimosse dalla piattaforma.

Cole Henderson, avvocato specializzato in musica e intrattenimento, ha sottolineato che dietro queste cover generate dall'IA potrebbero esserci degli intermediari terzi, spesso utilizzati dagli artisti per gestire la propria musica sulle piattaforme di streaming. Henderson ha osservato che, sebbene questa pratica possa non essere illegale, è sfruttatrice, in particolare per gli autori originali che ricevono royalties inferiori rispetto agli artisti AI e alle loro etichette. Questa situazione sottolinea la necessità per l'industria musicale di affrontare le implicazioni etiche e finanziarie dei contenuti generati dall'IA mentre continua a evolversi.

Il dibattito in corso sull'intelligenza artificiale nella musica evidenzia le sfide che le piattaforme di streaming come Spotify devono affrontare nel bilanciare l'innovazione con la protezione dei diritti degli artisti. Man mano che la tecnologia AI diventa più accessibile, il settore deve adattarsi per garantire un equo compenso per tutti i creatori coinvolti.

Il post Spotify sarebbe inondato di cover musicali generate dall'intelligenza artificiale è apparso per la prima volta su Coinfea.