I dati del FMI mostrano un calo della dominanza del dollaro USA

I dati recenti del Fondo monetario internazionale (FMI) indicano un continuo calo della quota del dollaro statunitense nelle riserve estere allocate detenute da banche centrali e governi. Gli economisti hanno spiegato che i gestori delle riserve sono attratti dalle valute di riserva non tradizionali “perché forniscono diversificazione e rendimenti relativamente interessanti, e perché sono diventate sempre più facili da acquistare, vendere e detenere con lo sviluppo di nuove tecnologie finanziarie digitali”.

I dati del FMI rivelano una crescente preferenza per le valute di riserva diverse dal dollaro statunitense

Il Fondo monetario internazionale (FMI) ha pubblicato martedì un post sul blog intitolato "Dominanza del dollaro nel sistema di riserva internazionale: un aggiornamento", scritto dagli economisti Serkan Arslanalp, Barry Eichengreen e Chima Simpson-Bell.

Hanno spiegato che il dollaro statunitense, pur rimanendo la principale valuta di riserva mondiale, sta gradualmente perdendo terreno rispetto alle valute non tradizionali, affermando:

I dati recenti del Currency Composition of Official Foreign Exchange Reserves (COFER) del FMI indicano un continuo graduale declino della quota del dollaro nelle riserve estere assegnate alle banche centrali e ai governi.

Nonostante l’attuale forza del dollaro statunitense, una politica monetaria più restrittiva e i rischi geopolitici, stanno emergendo segnali di frammentazione economica e di uno spostamento verso valute alternative, hanno descritto gli economisti, ribadendo che i dati COFER del FMI indicano un continuo declino della quota del dollaro nelle riserve globali.

Gli economisti hanno sottolineato che questa riduzione non è stata compensata dagli aumenti dell'euro, dello yen o della sterlina, ma piuttosto da valute non tradizionali, come il dollaro australiano e canadese, il renminbi cinese e altre. Pur notando che il renminbi cinese, pur guadagnando inizialmente quote di mercato, ha visto la sua crescita fermarsi di recente, potenzialmente a causa del deprezzamento del tasso di cambio, hanno dettagliato:

Queste valute di riserva non tradizionali sono interessanti per i gestori delle riserve perché garantiscono diversificazione e rendimenti relativamente interessanti e perché sono diventate sempre più facili da acquistare, vendere e detenere con lo sviluppo di nuove tecnologie finanziarie digitali (come i sistemi automatici di market making e di gestione automatizzata della liquidità).

Questo allontanamento dal dollaro statunitense è ampio e coinvolge molte economie del G20, hanno inoltre affermato, aggiungendo che alcuni paesi, influenzati da considerazioni geopolitiche, stanno diversificando le proprie riserve, anche in oro, che è meno vulnerabile alle sanzioni.

Notando che “il sistema monetario e di riserva internazionale continua a evolversi” e che la tendenza alla diversificazione è guidata da una serie di fattori, tra cui sanzioni finanziarie e rischi geopolitici, con le banche centrali che rispondono spostando modestamente le riserve, gli economisti hanno concluso: “I modelli che abbiamo evidenziato in precedenza – un allontanamento molto graduale dal predominio del dollaro e un ruolo crescente per le valute non tradizionali di economie piccole, aperte e ben gestite, abilitate dalle nuove tecnologie di trading digitale – rimangono intatti”.

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