riot blockchain crypto mining

Dopo la notizia di qualche giorno fa dell’interesse di Riot Blockchain per Bitfarms, la società di crypto mining sta adottando misure per rendere più difficile l’acquisizione.

Bitfarms ha infatti adottato un piano relativo ai diritti degli azionisti che consentirebbe un tentativo di acquisizione ostile solo in circostanze molto limitate. 

Riot Blockchain e l'espansione del crypto mining

Riot Blockchain, ora nota come Riot Platforms, è una società quotata in borsa che si occupa di mining di criptovalute. 

Qualche giorno fa si è diffusa la notizia che sta cercando nuove soluzioni per compensare la riduzione dei ricavi causata dal dimezzamento di Bitcoin. 

L’halving, avvenuto il 20 aprile, ha dimezzato la ricompensa per i miner, ma la concorrenza non è diminuita di molto. 

Prendendo le medie settimanali dell’Hashrate Index, l’hashrate di Bitcoin è passato dai 650 Eh/s del 19 aprile agli attuali 604, riducendosi solo del 7% dopo l’halving. 

Il mining è una competizione in cui chi ha più hashrate guadagna di più, quindi i minatori sono effettivamente incoraggiati a mantenere il proprio hashrate il più alto possibile. 

Solo con l’halving i ricavi dei premi sono stati dimezzati, e poiché è proprio l’hashrate a consumare elettricità, e quindi a generare i costi più alti, i miner ora hanno un problema. 

La redditività del mining è crollata dopo l’halving, passando da circa 0,11 dollari al giorno per THash/s agli attuali 0,05 dollari, più del dimezzamento. Questo livello è attualmente il più basso di sempre. 

RIOTTURA nel mercato azionario

Riot Platforms è quotata in borsa al Nasdaq con il ticker RIOT.

Dopo i massimi annuali di febbraio, quando il prezzo delle sue azioni era salito sopra i 17 dollari, nel mese e mezzo precedente l’halving è crollato sotto gli 8 dollari, perdendo più della metà del suo valore. 

Gli investitori e gli speculatori temevano che la società potesse avere problemi a causa del dimezzamento e in effetti avevano ragione. 

Successivamente però il prezzo è salito, tanto da attestarsi ora poco sotto i 10 dollari.

L’attuale livello dei prezzi, tuttavia, è vicino ai minimi del 2024 ed è in linea con quello che avevano le azioni RIOT a metà dicembre 2023 prima dell’inizio del rialzo. 

Vale la pena notare, però, che è più alto di quello di ottobre e novembre, quando era addirittura sotto i 9$, e soprattutto che è molto più alto di quello di fine 2022, quando era sceso quasi a 3$.

È importante però evidenziare che i massimi storici del 2021 sono ancora molto lontani, visto che ha raggiunto quasi gli 80$. 

La differenza tra i quasi 80 dollari di febbraio 2021 e i 17 dollari di febbraio 2024 la dice lunga su quanto fosse eccessiva la FOMO di allora, nonché su quanto i mercati finanziari abbiano già “punito” Riot prima dell’halving per gli inevitabili effetti che questo evento avrebbe avuto sui suoi ricavi. 

L'acquisizione di Bitfarms 

Tra le varie soluzioni che Riot Platforms sta cercando di studiare per contenere le perdite, ci sono fusioni e acquisizioni. 

In particolare, ha messo gli occhi su Bitfarms, un'altra società americana di mining di criptovalute. 

Anche Bitfarms è quotata in borsa al Nasdaq, con i ticker BITF, ma mentre ieri RIOT è salita dell’1,8$, BITF è scesa di quasi il 4,2%. In after-market ha poi recuperato un misero 0,4%.

Il titolo BITF, però, sta performando meno male di quello RIOT nel medio-lungo termine, perché rispetto a 1,1$ di fine 2023, il prezzo attuale di 2,3$ è decisamente più alto. 

Inoltre, in termini percentuali, è meno distante dai massimi storici del 2021 rispetto a RIOT, e dallo 0,4% di fine 2022, ha guadagnato molto. 

Sembra quindi davvero che Riot Platforms voglia incorporare un'azienda rivale che, almeno in borsa, sta performando meglio. 

Da notare che RIOT capitalizza 2,8 miliardi di dollari, mentre BITF meno di 900 milioni, quindi è tre volte più piccola. 

Crypto mining: l'opposizione di Bitfarm all'OPA di Riot Blockchain

Le Bitfarm, tuttavia, non vorrebbero essere acquisite. 

Da notare che Bitfarms è una società “pubblica”, perché ben il 75% delle sue azioni sono sul mercato (in borsa). 

Quindi in teoria Riot Platforms non dovrebbe avere grossi problemi a lanciare un'offerta pubblica di acquisto ostile nei suoi confronti, a condizione che offra agli azionisti un prezzo di vendita interessante. 

La società, tuttavia, ha reagito per cercare di opporsi a questa scalata ostile, sviluppando un piano sui diritti degli azionisti che avrebbe consentito una scalata ostile solo in circostanze molto limitate. 

Il piano prevede infatti che nel caso in cui un unico soggetto riesca ad acquisire almeno il 15% delle azioni entro il 20 settembre, e poi aumenti la quota al 20% senza l'approvazione del consiglio, gli altri azionisti potrebbero acquistare azioni ordinarie con uno sconto significativo rispetto al prezzo di mercato. 

Bitfarms è una società canadese e in Canada queste misure sono consentite dalla legge. Il risultato sarebbe che Riot potrebbe ancora lanciare un’offerta pubblica di acquisto ostile, ma vedrebbe diluita la sua partecipazione una volta acquistate le azioni sul mercato. 

Riot è infatti già azionista di Bitfarms, e in effetti la scalata è già iniziata, visto che oggi sarebbe dovuta diventare il maggiore azionista unico con oltre l'11% delle azioni. 

Inoltre, durante la recente assemblea degli azionisti di Bitfarms, il suo stesso cofondatore, Emiliano Grodzki, è stato estromesso dal consiglio di amministrazione. 

In altre parole, all'interno di Bitfarms è in atto un vero e proprio scontro interno tra Riot, che sta cercando di rilevarla, e gli altri azionisti che non vogliono che l'azienda venga acquisita in questo modo.