I funzionari della Federal Reserve sono sempre più preoccupati per la natura persistente dell’inflazione, come rivelato nei verbali della riunione politica del 30 aprile-1 maggio del Federal Open Market Committee (FOMC). I verbali, pubblicati mercoledì, hanno indicato che i politici non hanno avuto la fiducia necessaria per procedere con la riduzione dei tassi di interesse a causa della mancanza di progressi nel portare l’inflazione al tasso target del 2%.

L’incontro ha avuto luogo dopo una serie di rilevamenti economici che hanno mostrato che l’inflazione è ben al di sopra dell’obiettivo della Fed, nonostante si sia attenuata nell’ultimo anno. I verbali rilevano che “vari partecipanti hanno menzionato la volontà di inasprire ulteriormente la politica qualora i rischi di inflazione si materializzassero in modo tale da rendere appropriata tale azione”.

Il FOMC ha votato all’unanimità per mantenere il tasso debitore di riferimento a breve termine in un range compreso tra il 5,25% e il 5,5%, il livello più alto degli ultimi 23 anni. Sebbene dalla riunione siano emersi alcuni segnali incrementali di progresso sull'inflazione, come l'indice dei prezzi al consumo leggermente più basso per aprile, le indagini sui consumatori indicano crescenti preoccupazioni sulle prospettive dell'inflazione.

I funzionari della Fed hanno identificato diversi rischi al rialzo per l’inflazione, in particolare derivanti da eventi geopolitici, e hanno espresso preoccupazione per la pressione che l’inflazione sta esercitando sui consumatori, in particolare quelli nella fascia più bassa della scala salariale. Hanno inoltre notato che i consumatori stanno ricorrendo a forme di finanziamento più rischiose, come un maggiore utilizzo di carte di credito e servizi “acquista ora-paga dopo”, per far quadrare i conti mentre l’inflazione persiste.

Sebbene i funzionari fossero ampiamente ottimisti riguardo alle prospettive di crescita, si aspettavano una certa moderazione quest’anno e crescevano incerti su quanto tempo ci sarebbe voluto perché l’inflazione tornasse all’obiettivo del 2%. L’immigrazione è stata menzionata più volte come un fattore che contribuisce a stimolare il mercato del lavoro e a sostenere i livelli di consumo.

Le osservazioni pubbliche dei banchieri centrali dopo l’incontro hanno assunto un tono cautelativo, con il governatore della Fed Christopher Waller che ha affermato che avrà bisogno di “diversi mesi” di dati positivi prima di votare per tagliare i tassi. Il presidente Jerome Powell ha sostenuto che la Fed “dovrà essere paziente e lasciare che la politica restrittiva faccia il suo lavoro” poiché l’inflazione rimane elevata.

Secondo un rapporto della CNBC, i mercati hanno continuato ad adeguare le loro aspettative per i tagli dei tassi quest’anno, con i prezzi dei future che indicano una probabilità del 60% circa che il primo taglio arrivi a settembre e una probabilità leggermente superiore al 50-50 di una seconda mossa in futuro. Dicembre. Ciò segna un cambiamento significativo rispetto all’inizio di quest’anno, quando i mercati scontavano tagli di almeno sei quarti di punto percentuale.