L'ambasciata cinese ha emesso un avvertimento ai minatori cinesi di Bitcoin in Angola, consigliando loro di cessare le loro operazioni di mining a causa dell'attuazione della nuova legislazione che rende tali attività illegali e soggette a sanzioni.

L'Angola promulga la legge sul mining di criptovalute

Secondo un rapporto locale, l'Ambasciata cinese ha sottolineato che l'Angola ha ora promulgato la sua "Legge sulla proibizione dell'estrazione di criptovalute e di altri asset virtuali". Secondo questa legislazione, l'estrazione di criptovalute all'interno della nazione è considerata illegale e può comportare la reclusione da uno a dodici anni.

L’Angola, situata sulla costa centro-occidentale dell’Africa meridionale, è il settimo paese più grande del continente e è al secondo posto sia per dimensioni che per popolazione tra le nazioni di lingua portoghese. È anche riconosciuto come il terzo produttore di petrolio dell’Africa, essendo stato in passato un importante fornitore di petrolio greggio per la Cina.

Nel dicembre 2021, dopo che la Cina ha imposto un divieto a livello nazionale sulle criptovalute, numerose imprese minerarie cinesi hanno trasferito le loro attività in Angola. Ciò ha portato ad una presenza significativa di attività di mining di Bitcoin all’interno del paese.

Secondo questa legislazione, qualsiasi forma di mining di criptovalute effettuata in Angola dopo il 10 aprile 2024 sarà considerata illegale.

È importante notare che nel quarto trimestre del 2023, l’Angola è emersa come l’ottavo centro più grande per le operazioni di mining di Bitcoin. Detto questo, è probabile che il divieto di mining di Bitcoin all’interno del paese influenzi negativamente le prospettive degli appassionati di Bitcoin.

Le operazioni di mining di Bitcoin in Angola hanno superato quelle di tutti gli altri paesi africani, portando a una pressione significativa sui tassi di consumo energetico nazionale. È stato affermato che i fornitori di servizi elettrici non potevano garantire la fornitura continua di elettricità alle aree residenziali a causa dell’eccessivo consumo di energia da parte delle società minerarie di Bitcoin. Questi problemi con la fornitura di energia elettrica sono stati un fattore chiave nella creazione di leggi che vietano il mining di criptovalute.

La Cina ha già vietato le transazioni in valuta virtuale, affermando che "le criptovalute non hanno lo stesso status giuridico della moneta a corso legale" e che "impegnarsi in attività legate alle criptovalute è un comportamento finanziario illegale", secondo una dichiarazione pubblicata.