Allo stato attuale del mercato, la nozione di 69.000 ordini brevi non liquidati sembra inverosimile e improbabile a molti. Sorge la domanda: uno scenario del genere potrebbe persistere per due anni? È uno scetticismo condiviso da molti venditori allo scoperto, ed è giusto che sia così.
Attualmente, sembra che i venditori allo scoperto siano in uno stato disastroso, come illustrato nella Figura 2. Senza apparenti avversari rimasti, il percorso per un ulteriore apprezzamento dei prezzi dipende dall’attrazione di capitali esterni. L’efficacia dell’acquisto di ETF diventa fondamentale in questo contesto. In sostanza, quando i rialzisti esauriscono le loro risorse a partire dalla soglia dei 15.000 dollari e iniziano a vendere, ciò segnala una congiuntura precaria prima di un potenziale calo dei prezzi.
La Figura 1 indica che i rialzisti hanno realizzato solo circa la metà del loro potenziale di profitto, suggerendo che potrebbero essere necessari shock di mercato significativi prima che possano verificarsi vendite sostanziali. Come investitori al dettaglio, il nostro ruolo spesso si riduce a capitalizzare i rally indotti dai market maker senza analizzare eccessivamente la situazione.
Per quanto riguarda le proiezioni dei prezzi, il superamento dei 60.000 dollari sembra essere il risultato più probabile. È fondamentale però non soffermarsi eccessivamente sui potenziali eventi del cigno nero. Questi eventi imprevisti spesso sfidano le aspettative convenzionali, proprio come un cigno che impara a pescare e a far rispettare le leggi.
Per quanto riguarda il debito nazionale degli Stati Uniti, che si sta avvicinando al suo apice, le discussioni sulle strategie di rimborso potrebbero sembrare inutili. Tuttavia, con la formidabile potenza militare degli Stati Uniti, la possibilità di contrarre nuovi prestiti per saldare i vecchi debiti rimane un’opzione praticabile.
L’inflazione è un altro fattore da considerare. È fondamentale capire che l’inflazione deve essere controbilanciata da beni tangibili prima che si dissipi. Affidarsi semplicemente alle manovre finanziarie non è sufficiente per combattere gli effetti dell’inflazione.
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