Secondo BlockBeats, l'Australian Competition and Consumer Commission (ACCC) ha condotto una ricerca preliminare che ha rivelato che più della metà delle pubblicità di criptovalute su Facebook sono truffe o violano le policy di Meta. Questa scoperta fa parte di un'indagine in corso sul ruolo del gigante dei social media nel facilitare attività fraudolente sulla sua piattaforma.

Nel 2022, l'ACCC ha intentato una causa contro Meta, la società madre di Facebook, accusandola di aver "favorito e favorito" le pubblicità di truffe sulle criptovalute delle celebrità su Facebook. La data del processo per questo caso deve ancora essere determinata. L'ultima presentazione dell'ACCC alla Corte federale include un'analisi che indica che oltre il 58% delle pubblicità sulle criptovalute su Facebook viola le politiche pubblicitarie di Meta o potenzialmente implica schemi fraudolenti.

Le conclusioni dell'ACCC sottolineano le sfide significative nella regolamentazione della pubblicità online e nella protezione dei consumatori da pratiche ingannevoli. L'azione legale in corso della commissione contro Meta mira a ritenere l'azienda responsabile del suo ruolo nel consentire a tali annunci di proliferare sulla sua piattaforma. Con l'avanzare del caso, è probabile che attirerà ulteriormente l'attenzione sulle responsabilità delle aziende di social media nel monitoraggio e nel controllo dei contenuti condivisi sui loro siti.