CoinVoice ha recentemente appreso che Goldman Sachs ha pubblicato un rapporto che indica una riduzione della previsione di abbassamento dei tassi da parte della Federal Reserve quest'anno da 1 punto base a 0,75 punti base, affermando che le notizie sul rimbalzo dell'inflazione di base sono state notevolmente esagerate. L'inflazione PCE core ha registrato un aumento annualizzato del 2,5% da settembre a novembre dello scorso anno, leggermente superiore al 2,3% dei tre mesi precedenti, ma inferiore al 2,8% di aumento su base annua, continuando a riflettere un fenomeno di riduzione sostenuta.
Il rapporto indica inoltre che l'inflazione PCE annualizzata media corretta dalla Federal Reserve di Dallas da settembre a novembre dello scorso anno era del 2,4%, mentre a novembre dello scorso anno era dell'1,8%. Con il mercato del lavoro che torna ai livelli del 2017, il tasso di crescita salariale annuale si è rallentato al 3,9%, rimanendo nell'intervallo del 3,5% al 4%. Se nei prossimi anni la crescita della produttività sarà dell'1,5% al 2%, ciò sarà coerente con un'inflazione del 2%.
Goldman Sachs ipotizza anche che la tariffa media sui beni cinesi da parte degli Stati Uniti aumenti del 20% e che vengano applicati dazi sulle auto europee e sui veicoli elettrici messicani, prevedendo che ciò porterà a un aumento dell'inflazione dell'0,3% all'0,4% l'anno prossimo. Tuttavia, questo impatto dovrebbe svanire dopo un anno, a meno che non ci siano effetti di secondo giro significativi derivanti da salari o aspettative di inflazione. Ciò renderà comparabile l'aumento dell'IVA con quello di altre economie del G10, in quanto l'aumento dell'IVA di solito non ha un impatto duraturo sull'inflazione o sulla politica monetaria.
Inoltre, la guerra commerciale tra il 2018 e il 2019 ha inasprito le condizioni finanziarie, sufficienti a indurre la Federal Reserve a allentare la propria politica, ritenendo che i rischi della politica monetaria derivanti dai dazi siano almeno bilaterali. (Jin Shi) [Link originale]