CoinVoice ha recentemente appreso, secondo quanto riportato da Caixin, che il presidente eletto degli Stati Uniti Trump garantire che tutti i Bitcoin rimanenti siano "made in America" dovrebbe essere una delle promesse meno realizzabili.

Gli esperti del settore ritengono generalmente che le promesse di Trump siano più viste come un sostegno simbolico all'industria delle criptovalute, poiché in pratica è quasi impossibile da realizzare. Poiché la blockchain è una rete decentralizzata, nessuno controlla o è vietato partecipare a questo processo. La potenza di calcolo dei minatori americani è ancora ben al di sotto della metà del totale globale, quindi è praticamente impossibile che l'intera rete Bitcoin sia sostenuta da aziende americane.

Ethan Vera, COO della società di Seattle Luxor Technology, che fornisce software e servizi ai minatori, ha dichiarato: "Queste sono dichiarazioni in stile Trump, ma non sono affatto una realtà." Inoltre, alcuni analisti sottolineano che le sanzioni economiche degli Stati Uniti e l'alta inflazione in alcune economie emergenti stanno spingendo i minatori esteri ad espandere ulteriormente le loro attività.

Taras Kulyk, CEO di Synteq Digital, ha affermato: "Ci sono diversi mercati che stanno vivendo una crescita enorme". La società è uno dei maggiori broker di computer specializzati nel mining di Bitcoin.

Kulyk ha detto che la domanda in paesi dell'Europa dell'Est come il Kazakistan è in aumento, "le vendite verso Asia, Africa e Medio Oriente stanno crescendo".

Ci sono anche analisi che indicano come le politiche di Trump possano rappresentare una sfida per i minatori americani, poiché la sua politica commerciale potrebbe portare a un aumento dei costi delle attrezzature per il mining di Bitcoin. Per i minatori, energia e attrezzature sono le due spese principali. Ma per l'intero settore delle criptovalute, i benefici di Trump superano i danni. [Link originale]