La Russia ha appena annunciato un divieto di 6 anni sul mining di criptovalute in 10 regioni, citando la scarsità di energia come motivo principale. Questo divieto, che entrerà in vigore il 1 gennaio 2025 e durerà fino al 15 marzo 2031, mira a gestire il consumo energetico nelle aree con alta domanda e tariffe elettriche diverse.
Le 10 regioni interessate dal divieto includono Dagestan, Cecenia, Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson, tra le altre. Inoltre, tre regioni siberiane - Irkutsk, Buryatia e Zabaikalsky - affronteranno restrizioni stagionali durante i periodi di consumo energetico massimo.
Questa mossa fa parte degli sforzi della Russia per regolare l'industria del mining di criptovalute, che è stata legalizzata nel paese dal novembre 2024. Tuttavia, i miner devono registrarsi presso il Servizio Federale delle Tasse e rispettare i limiti di consumo energetico per operare legalmente.
Il divieto è anche visto come una risposta ai tassi elevati di consumo energetico dell'industria, che hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla scarsità di energia. La Russia non è sola nel prendere misure per limitare il mining di criptovalute; anche altri paesi come il Kosovo e l'Angola hanno imposto divieti simili per conservare energia.
Vale la pena notare che mentre il mining di criptovalute è limitato in alcune regioni, la Russia sta esplorando l'uso delle criptovalute come mezzo per migliorare la stabilità finanziaria e aggirare le sanzioni imposte dall'Occidente. Infatti, un membro della Duma di Stato russa ha proposto l'adozione del Bitcoin come strumento finanziario strutturalmente indipendente.
Nel complesso, il divieto della Russia sul mining di criptovalute in 10 regioni riflette gli sforzi del paese per bilanciare le proprie esigenze energetiche con il crescente interesse per l'industria delle criptovalute.