Il crollo dei bond cinesi scuote le fondamenta dell’economia globale e minaccia il mercato delle criptovalute

Il rendimento dei titoli di Stato cinesi a un anno è sceso sotto l’1% per la prima volta dalla Grande Crisi Finanziaria, andando ad aggiungersi al calo registrato da inizio anno.

Il rendimento di riferimento a 10 anni è sceso all’1,7%.

Come si riflette tutto ciò nel caso degli asset rischiosi come Bitcoin, che sono crollati da un giorno all’altro? Ebbene, ci sono due ragioni principali per sentirsi ottimisti. Tanto per cominciare, il continuo calo dei rendimenti suggerisce che Pechino dovrà attuare misure di stimolo più aggressive rispetto a quelle viste all’inizio di quest’anno.

Jeroen Blokland, fondatore e gestore del fondo Blokland Smart Multi-Asset, lo spiega in poche parole: “Ciò indica che i problemi economici della Cina sono lungi dall’essere finiti, e il governo farà quello che spesso fanno le economie che invecchiano: aumentare la spesa pubblica, consentire “deficit più ampi” e livelli di debito più elevati e ridurre i tassi di interesse a zero”.

E c'è altro da considerare. Questa situazione in Cina solleva anche interrogativi sulla recente paura del presidente della Federal Reserve Jerome Powell sui tassi di interesse, che ha causato il crollo del bitcoin da 105.000 a 95.000 dollari.

La Cina, la fabbrica del mondo, si trova ad affrontare un peggioramento della deflazione, avendo già vissuto il periodo di calo dei prezzi più lungo dalla fine degli anni ’90. Ciò potrebbe limitare i valori di CPI e PPI in tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti, un importante partner commerciale.

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