Il 29 novembre 2024, la Russia ha compiuto un passo senza precedenti promulgando la legge sul riconoscimento dei beni digitali come proprietà, un’iniziativa promossa dal presidente Vladimir Putin. Questa legislazione segna un punto di svolta, formalizzando le criptovalute all’interno di un quadro normativo dettagliato che comprende mining, tasse e commercio internazionale. La legge propone un’imposta societaria del 25% sul mining a partire dal 2025 e consente l’uso delle criptovalute nel commercio estero, il che potrebbe ridefinire le regole del gioco economico in un mondo sempre più digitale.

Per le criptovalute, questa mossa è un’arma a doppio taglio. Da un lato regola e legittima le transazioni, attirando gli investitori in cerca di chiarezza giuridica. D’altro canto, aliquote fiscali elevate e controlli severi potrebbero scoraggiare l’attività mineraria e commerciale, soprattutto in un paese sanzionato come la Russia. Inoltre, aprendo le porte al suo utilizzo nel commercio internazionale, Mosca sfida il sistema finanziario globale dominato dal dollaro, che potrebbe frammentare ulteriormente l’economia globale e accelerare l’adozione delle criptovalute nei mercati emergenti.

Sulla scena mondiale, la legge potrebbe intensificare le tensioni geopolitiche. Utilizzando le criptovalute per eludere le sanzioni, la Russia sfrutta i vantaggi decentralizzati di queste tecnologie, ponendo una sfida diretta alle potenze occidentali. Tuttavia, posiziona le criptovalute anche come uno strumento economico strategico, dimostrando il loro potenziale nel rimodellare le economie e ridistribuire il potere finanziario globale. Questa decisione non riguarda solo la Russia, ma ridefinisce il panorama per investitori, governi e piattaforme come Binance, che devono adattarsi rapidamente a questa nuova realtà.

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