Secondo PANews, un rapporto del revisore dei conti nazionale israeliano, Matanyahu Englman, evidenzia significative carenze negli sforzi del paese per riscuotere le tasse dal mercato delle criptovalute. Il rapporto, come citato dalla pubblicazione israeliana "Globes", rivela che l'autorità fiscale israeliana non è riuscita a implementare misure efficaci per tassare le transazioni in criptovaluta, con conseguente perdita stimata di circa 3 miliardi di nuovi shekel (circa 800 milioni di $) di potenziali entrate fiscali.

I risultati indicano che tra il 2018 e il 2022, l'autorità fiscale ha ricevuto solo circa 500 segnalazioni di transazioni in criptovaluta all'anno, nonostante la possibilità che fino a 200.000 individui detengano portafogli di criptovaluta nel paese. Ciò si traduce in un tasso di segnalazione fiscale di appena lo 0,25%. Englman sottolinea l'importanza di rivedere la politica fiscale sulle criptovalute, soprattutto alla luce del crescente debito nazionale dovuto alle crescenti richieste di guerra e sicurezza. Suggerisce che il governo dovrebbe esplorare modi per migliorare la riscossione delle imposte dal settore delle criptovalute per prevenire ulteriori oneri fiscali sulla popolazione generale.

Dal 2018, l'Autorità fiscale israeliana ha rilasciato solo tre dichiarazioni pubbliche in merito alla tassazione delle criptovalute e non ha aggiornato le sue normative fiscali per riflettere i cambiamenti nel mercato. Questa mancanza di misure proattive e di adattamento al panorama in evoluzione delle criptovalute ha contribuito al divario sostanziale nella riscossione delle imposte, come evidenziato nel rapporto. Le conclusioni del revisore sottolineano la necessità di un approccio più solido e reattivo alla tassazione delle criptovalute per garantire che il governo possa capitalizzare questo settore finanziario in crescita senza imporre indebite pressioni sui contribuenti.